NON SOLO ILIADE
Teatro Centro Asteria, Piazzale F. Carrara 17, 20141 Milano, Zona 5
Anche quest’anno la Compagnia Teatrale “Cuore in Pezzi”, formata da attori non professionisti e autofinanziata, metterà in scena uno spettacolo consigliato dai 4 ai 99 anni, intitolato “Non solo Iliade”, tratto dal testo originale di Omero. Da 22 anni la Compagnia, convinta che si possa cominciare a seminare nei piccoli, si cimenta in spettacoli che hanno come oggetto testi classici ridotti per un pubblico di giovanissimi. E la sempre maggiore affluenza di pubblico sembra darle ragione. Attraverso il divertimento, ma rimanendo fedeli all’originale, sono stati presentati negli scorsi anni testi come: Il ritorno di Ulisse, D’Artagnan e i tre moschettieri, I nostri Promessi Sposi, Il Mercante di Venezia, L’Odissea, Fahrenheit 45.
Obiettivo della Compagnia è anche quello di raccogliere fondi attraverso l’offerta degli spettatori, da devolvere in beneficenza a progetti umanitari rivolti ai bambini.
L’Associazione è patrocinata dal Comune di Milano – Consiglio di Zona 5.
NON SOLO ILIADE
presentata dalla Compagnia “Cuore in Pezzi”
PREMESSA
Per gli adulti forse non c’è nulla di nuovo da dire sull’Iliade, ma rivolgendosi a un pubblico di bambini ci sono delle premesse da fare. A proposito: i fatti narrati nell’Iliade si collocano tra il 1300 e il 1200 a. C.
Innanzitutto, ricordiamo che l’Iliade consta solo nella descrizione degli ultimi 51 giorni dell’assedio di Troia, ormai giunto al decimo anno di guerra, descritto a partire dalla contesa tra Agamennone e Achille, e alla conseguente ira di Achille, fino alla morte di Ettore e al ritorno di Priamo con il corpo del figlio a Troia per celebrare i riti funebri. Stop. Tutti gli accenni a Elena, e all’originale contesa della mela d’oro, al patto tra gli Achei che li porta alla guerra, al rapporto esclusivo tra alcuni Dei e alcuni eroi, con i relativi schieramenti, sono solo accenni fatti qua e là nel testo, che vanno individuati, tirati fuori e messi in sequenza, almeno temporale, per spiegare chiaramente al nostro pubblico lo svolgimento della storia. E bisogna dire anche del famoso cavallo di Troia, di cui si racconta solo nell’Odissea, quando Ulisse approda all’isola dei Feaci, praticamente alla fine del suo pellegrinare, dopo ben dieci anni dalla dipartita da Troia, e ascolta la storia del cavallo e della caduta di Troia attraverso il racconto di Demodoco, un Aedo cieco che ne canta le gesta a corte… Tutto questo è l’Iliade, al di là del testo in sé, e questo è quanto vi sarà in scena.
Ecco perché il titolo (non trattiamo solo dell’Iliade, ma di un insieme di miti antecedenti ed episodi successivi, relativi ai protagonisti dell’opera) e l’omaggio a un grande libro su questa bellissima storia che invitiamo tutti a leggere, intitolato “Storie delle storia del mondo” scritto all’inizio del ‘900 da Laura Orvieto. Forse il più bel libro sull’Iliade e sui miti greci scritto per loro.
NOTE GENERALI:
SCENOGRAFIA: Spiaggia antistante il mare e mura della città di Troia sullo sfondo. Qualche rovina qua e là, pietre sparse. La scenografia quest’anno è unica e fissa, perché praticamente tutta la storia si svolge in questo ambiente, sia che parlino gli dei, sia che agiscano gli eroi, sia che Omero spieghi e canti. Un ambiente al tempo stesso reale (luogo delle battaglie e accampamento dei Greci) e onirico (spazio d’incontro tra umani e dei).
MUSICA D’INIZIO: L’avviso che lo spettacolo sta iniziando viene dato da una musica particolare e molto suggestiva, risalente all’antica Grecia, nel senso che è stata ricavata da frammenti di spartiti incisi in reperti dell’epoca e suonata utilizzando strumenti a loro volta costruiti come quelli antichi, copiandoli cioè da quelli raffigurati in vasi, statue e altri resti.
La strana pausa iniziale tra un suono e l’altro è dovuta alla mancanza di “testo”, poiché i reperti, e di conseguenza gli spartiti, ovviamente, non erano integri. L’abbiamo scelta per introdurre il pubblico alle particolari sonorità delle melodie antiche.
LA LINGUA GRECA: L’inizio vero e proprio dello spettacolo sarà la declamazione in greco della strofa iniziale dell’Iliade, per dare un’idea del suono del greco antico, occasione supponiamo rara per i bambini. Declamazione che sarà subito interrotta dall’entrata in scena di Omero, che la ripeterà in italiano, e introdurrà così la storia.
OMERO: Omero è il filo conduttore di tutto lo spettacolo, a volte declama, per es. le similitudini, il testo originale dell’autore, a volte racconta come un nonno la storia dell’Iliade al pubblico, a volte interroga, discute e si arrabbia con i personaggi che incontra e che lo interrompono continuamente, perché vogliono spiegare cos’è successo dal loro punto di vista, a modo loro.
GLI DEI: Gli dei si animano (intervento segnalato sempre da un lampo di fulmine), interrompendo e completando il racconto di Omero. Schierati in una zona particolare del palcoscenico, loro dedicata, alcuni tra i più famosi dei dell’Olimpo intervengono continuamente nello spettacolo, interagendo e pilotando gli eroi: naturalmente c’è Zeus, capo di tutti gli dei, sua figlia Atena, sua moglie Era, Afrodite dea dell’amore, Ares dio della guerra e Apollo dio del sole. Ognuno è schierato: c’è chi tiene per i greci, o Achei, chi invece tiene per i troiani. C’è anche Teti, dea del mare e madre di Achille, che però non vive sull’Olimpo, ma in fondo al mare, e che rappresenta il prototipo della mamma.
Attraverso il racconto fatto dagli dei a Omero, il pubblico viene a sapere cos’è successo prima che iniziasse la guerra di Troia, perché gli eserciti degli Achei si trovano lì e quale legame unisce tutti i re protagonisti di questa lunghissima guerra. Gli dei spiegano a Omero l’antefatto della mela d’oro e della scelta di Paride, il patto fra tutti i re fatto prima che Elena scegliesse il suo sposo, il suo rapimento e il suo arrivo a Troia con Paride.
GLI INDOVINI: Ci sono anche due indovini, uno acheo: Calcante, e Cassandra, figlia del re di Troia, Priamo, che avendo doti divinatorie cercano di spiegare i fatti e aiutano gli eroi a capire come comportarsi per placare gli dei.
GLI EROI: E ci sono naturalmente gli eroi, vera anima della storia. Ci sono i re greci: innanzitutto Achille, il più forte e coraggioso di tutti, Agamennone, capo dei capi, col quale litigherà e che causerà la sua famosa ira; Ulisse, astuto diplomatico, prediletto dagli dei, Menelao, fratello di Agamennone e marito tradito di Elena, e Patroclo, amico e compagno di Achille.
E i troiani: innanzitutto Priamo, re di Troia e padre di Ettore, l’eroe più umano di tutti, e poi Paride, suo fratello, colui che ha rapito Elena e causato la guerra; accanto a loro c’è Elena, moglie di Menelao, ora legata a Paride e ai troiani, e Cassandra, sorella di Ettore e Paride.
SINOSSI
ATTO I – SCENA I
Omero introduce il tema della storia, declamando l’ira di Achille, ma viene interrotto dagli dei che vogliono spiegare qual è il vero inizio della storia, ovvero perché mai i greci stanno assediando da quasi 10 anni, la città di Troia, dalle possenti mura, senza riuscire ad abbatterla. E raccontano che le mura della città sono state costruite dagli dei, narrano quindi l’antefatto della mela d’oro, ovvero la contesa tra le dee scatenata da Eris, la dea della discordia che, non essendo stata invitata al banchetto di nozze di Teti, per vendicarsi lancia sulla tavola una mela d’oro con una scritta sopra: “alla più bella”. Tre sono le dee che si fronteggiano per averla: Atena, Afrodite e Era; Zeus chiama a decidere chi sarà la vincitrice un mortale: Paride, figlio di Priamo, il re di Troia. Ognuna delle dee promette a Paride un dono inestimabile, e lui sceglie Afrodite, che gli aveva promesso di dargli in sposa la donna mortale più bella del mondo: Elena. Così lui va a Sparta, se la prende, rapendola a Menelao e la porta a Troia con sé.
Ma rimane ancora da capire come mai tutti gli eroi più famosi della Grecia sbarcano a Troia per riprendersi Elena: non poteva andarci solo Menelao, al limite insieme a suo fratello Agamennone? Gli dei spiegano a Omero come mai invece tutti i re sono lì. E gli raccontano che Elena era famosa in tutta la Grecia per la sua bellezza e tutti i re volevano sposarla, ma suo padre non si decideva mai, perché aveva paura di inimicarsi quelli respinti. Fu Ulisse che gli suggerì un modo per consentire la scelta, propose cioè un patto tra tutti i re pretendenti: ognuno di loro avrebbe dovuto promettere di aiutare il futuro marito di Elena, chiunque egli fosse, in caso di bisogno. Elena scelse Menelao come sposo e così, quando Paride la rapì, Menelao andò da suo fratello Agamennone e mandò a chiamare tutti i re che avevano giurato di combattere per lui, per andare al suo fianco a Troia a riprendersela.
SCENA II
Ulisse incontra Omero e gli racconta che in realtà lui non voleva proprio andare a Troia a combattere per Menelao, ma è stato costretto e gli spiega com’è andata. Quando è giunto alla sua isola il messaggero di Agamennone ha cercato di ingannarlo fingendosi pazzo, andando cioè a seminare sale sulla spiaggia, cosa assolutamente inutile e insensata; ma il messaggero non gli ha creduto ed è stato ancora più furbo: ha preso dalla culla il figlioletto di Ulisse e lo ha messo di fronte all’aratro, cosicché Ulisse ha dovuto fermarsi per non ucciderlo, dimostrando così di non essere davvero pazzo. Scoperto, l’eroe è dovuto partire con i suoi uomini per combattere a Troia.
Anche Teti ha cercato di nascondere il figlio Achille, perché sapeva che in guerra suo figlio sarebbe stato il più valoroso, ma sarebbe anche morto giovane. Teti racconta a Omero la storia di come ha nascosto Achille nell’isola di Sciro, travestito da fanciulla, per tenerlo lontano dalle armi e dalle battaglie. Ma Ulisse va a cercarlo e con l’astuzia lo scopre. Porta con sé infatti un baule pieno di vestiti e gioielli per le fanciulle, figlie del re, e vi nasconde sul fondo una spada e un elmo che naturalmente Achille troverà, svelandosi per l’eroe che è e partendo quindi insieme a lui per la guerra, con i suoi uomini.
SCENA III
Qui inizia l’Iliade vera e propria: siamo tornati sulla spiaggia di Troia, dove gli eserciti sono schierati da quasi dieci lunghi anni. La scena si apre con Achille e Ulisse che chiacchierano in un momento di pausa di quello che è successo poco prima, ovvero il fatto che Agamennone ha scacciato in malo modo il padre di Criseide, la sua schiava preferita, rifiutando il riscatto che aveva portato per liberarla. Achille e gli altri re non sono d’accordo con Agamennone e pensano che abbia sbagliato, che avrebbe dovuto accettare quei doni e restituirla al padre. Il suo comportamento infatti causa l’ira di Apollo, alleato dei Troiani e protettore del padre di Criseide. Apollo scatena la peste, attraverso le sue frecce infuocate, nel campo degli Achei. Achille allora chiama in assemblea tutti i re dei greci per decidere cosa fare e interroga Calcante, l’indovino, per sapere come placare il dio. In questa riunione Achille si scontra con Agamennone che libera Criseide, ma per superbia e prepotenza, decide di prendersi al suo posto la schiava di Achille. A questo punto scatta l’ira di Achille che, offeso, decide di non obbedirgli più e di ritirarsi dalla guerra con tutti i suoi uomini. Gli Achei si disperano perché sanno che Achille è il più forte di tutti e che senza di lui non potranno mai battere i troiani, ma l’ira di Achille è irremovibile. Quando tutti se ne vanno l’eroe chiama disperato la madre Teti, affinché si rechi da Zeus per chiedergli di punire Agamennone, che l’ha offeso e umiliato. Zeus decide di ascoltare Teti e rende più forti e invincibili i troiani, che arrivano combattendo fin quasi alle navi dei greci. Teti chiede ad Achille in cambio di astenersi dal combattere per cercare proteggerlo, e così lui fa.
ATTO II – SCENA I
Omero racconta come gli achei in quel momento subiscono l’attacco dei troiani, usando la similitudine delle onde del mare (testo originale). Gli eroi greci stanno per soccombere e molti sono feriti e abbattuti. A questo punto, disperato per le sorti della guerra, interviene Patroclo, il migliore amico di Achille, che va da lui e lo supplica di tornare a combattere. Lui si rifiuta, allora Patroclo gli chiede il permesso di indossare le sue armi e di fingere di essere lui per guidare gli achei ormai sfiniti e ridare loro speranza, perché sa che se Achille torna a combattere le sorti della guerra possono cambiare. Achille gli consegna le sue armi, ma gli ordina di allontanare i nemici dalle navi e poi di ritornare subito da lui, di non combattere da solo contro i troiani, perché sa che non è abbastanza forte. Consiglio che Patroclo non segue, guida infatti i mirmidoni in battaglia fino a Troia (CANZONE N.5), ma lì, per volere degli dei, si compie il suo destino e viene ucciso da Ettore, figlio del re nemico. Un messaggero viene mandato da Achille per informarlo che Patroclo è morto e a questa notizia l’eroe si dispera. Ancora una volta interviene Teti, sua madre, che capendo che non può più impedirgli di combattere, gli procura delle nuove armi. Intanto gli eserciti si contendono il corpo di Patroclo. Atena suggerisce ad Achille di mostrarsi per spaventare i troiani e consentire ai greci di riportare il corpo dell’amico al campo. Allora Achille lancia un urlo spaventoso che paralizza l’esercito nemico e consente agli achei di avere la meglio. Poi Achille chiama a raccolta tutti i re dei greci e annuncia loro che depone la sua ira e torna a combattere, per vendicare la morte del suo amico. Omero, usando la similitudine dei fiocchi di neve(testo originale), racconta di come Achille, accecato dall’odio, si prepara per tornare in battaglia e sfidare Ettore.
SCENA II
Ettore è rimasto solo, fuori dalle mura di Troia per affrontare Achille in duello. Ha aura, sa che non ha speranza di vincere contro il possente Achille, vorrebbe lasciar perdere tutto e consegnare Elena ai nemici, o arrendersi a lui e fugge quando lo vede arrivare, facendo per ben tre volte il giro delle mura della sua città, rincorso dal nemico. Ma poi si ferma e decide di affrontarlo e con lui il suo destino. In duello viene infatti ucciso da Achille che, accecato dal suo odio, si porta via con sé il suo corpo, per non consentire ai troiani di onorarlo come un eroe quale è. Zeus vede tutto dall’alto dell’Olimpo, e decide di intervenire, invia allora una dea da Priamo per suggerirgli di andare di notte, di nascosto, fino alla tenda di Achille e d’implorarlo di rendergli il corpo di suo figlio. Priamo tenta quest’impresa disperata e Achille acconsente, in cambio dell’enorme riscatto che Priamo gli porta e capendo che un padre ama il figlio più di qualsiasi altra cosa al mondo, al punto di rischiare la vita per lui, come aveva fatto Priamo andando dai greci. Priamo chiede 11 giorni di tregua per rendere onore al figlio e Achille glieli concede, dando la sua parola che i greci in quei giorni non avrebbero attaccato. Qui finisce l’Iliade di Omero, ma i nostri personaggi non si accontentano e vogliono sapere come finirà la guerra, chi vincerà. Ulisse svela allora che fu merito suo, attraverso l’invenzione astuta del cavallo di legno che nasconde gli eroi nella pancia. Cavallo che, trasportato entro le mura della città dai troiani, consente ai greci nascosti di aprire nella notte le porte della città per far entrare il resto dell’esercito e metterla a ferro e fuoco. Solo un’astuzia infatti poteva abbattere le possenti e indistruttibili mura di Troia, create in origine dagli dei. Ora è il momento però di rendere onore a Ettore: il finale è raccontato da Omero, come all’inizio, attraverso le ultime parole del canto dell’Iliade (testo originale), che descrivono come avvenne la sepoltura di Ettore.
FINE